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Trento, 12 ottobre 2012
IL GOVERNO INSISTE: REGIONI SOTTO “TUTELA”
Legge costituzionale: il controllo preventivo della Corte dei Conti trasformato in decreto.
Napolitano incontra i presidenti
Boato: «Una controriforma centralista, ma non perderemo le nostre centrali»

dal Corriere del Trentino di venerdì 12 ottobre 2012

«La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento». Così recita e reciterà l’articolo 5 della Costituzione, anche se il disegno di riforma costituzionale proposto dal governo dovesse, prima o poi, essere approvato.

«Una controriforma centralista» la definisce Marco Boato, che però rassicura sulle possibili ricadute. «Non c’è alcun automatismo tra la riduzione delle competenze delle Regioni ordinarie e un’eventuale modifica degli Statuti di autonomia delle speciali. Le centrali idroelettriche, per capirci, non torneranno automaticamente allo Stato».

Ciò detto, la volontà del governo di riaccentrare quanto più potere possibile non è mai parsa tanto evidente. Ieri, per qualche ora, si è pensato che l’esecutivo Monti intendesse fare marcia indietro su uno dei punti più contestati del suo disegno di legge costituzionale: la reintroduzione del controllo preventivo della Corte dei Conti sugli atti di governo delle Regioni. La modifica dell’articolo 100 della Carta era infatti sparita dal testo uscito dal Consiglio dei ministri. Eccesso di ottimismo. Il governo voleva semplicemente fare presto e ha deciso di trasformare in decreto una previsione che, come legge costituzionale, forse non sarebbe mai stata attuata. Di sicuro in questa legislatura.

L’unica «consolazione, per Trento e Bolzano, è che il decreto non si applicherà (e non potrebbe) immediatamente: le speciali «entro sei mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, adeguano il proprio ordinamento alle disposizioni del presente articolo mediante modifica delle nonne di attuazione dei relativi statuti». «È scritta da un analfabeta del diritto – commenta il normalmente pacato Boato –. Prima di tutto, i tempi per l’adeguamento decorreranno dalla conversione in legge del decreto, cosa non scontata. Ma soprattutto, l’ordinamento si modifica con legge di attuazione. Un atto del governo, previa istruttoria della Commissione dei dodici nel nostro caso». Paradossalmente, la norma di attuazione che finalmente sgravava Trento e Bolzano di ogni controllo preventivo e, anzi, affidava alle due Province il controllo contabile su enti strumentali, Azienda sanitaria e via dicendo, è del luglio 2011. Poco più di un anno fa.

Tornando al disegno di legge costituzionale, per Boato «è di fatto impossibile, che venga approvato in questa legislatura. Il senso politico della proposta è da un lato rispondere all’obbiettivamente alto numero di ricorsi pendenti in Corte costituzionale. Dall’altro indicare all’opinione pubblica, sensibilizzata dai recenti scandali, che le Regioni vanno riformate. L’errore, il grosso errore, sta nella logica emergenziale con la quale si risponde allo spreco di risorse pubbliche. Anche volendo dimenticare che uno Stato che non è stato capace di riformare se stesso, si veda il destino della legge sulla diminuzione del numero dei parlamentari, pretende di riformare le Regioni, non si può modificare la Costituzione con una logica emergenziale.

Le degenerazioni e gli sprechi vanno stroncati, ma senza bisogno di attuare una controriforma centralista che danneggia indistintamente tutte le autonomie, anche quelle efficienti». Sulla portata del disegno di legge, che riporta moltissime competenze oggi concorrenti in capo esclusivamente allo Stato e rende concorrenti competenze oggi delle Regioni (si pensi al turismo), Boato si sente di rassicurare.

«Non c’è alcun automatismo tra la riduzione delle competenze delle Regioni ordinarie e un’eventuale modifica degli Statuti di autonomia delle speciali. Le centrali idroelettriche, per capirci, non torneranno automaticamente allo Stato». Va da sé, però, che se la forbice tra le Regioni ordinarie e le speciali tornerà ad allargarsi, la pressione sulla “normalizzazione” delle speciali aumenterà.

Ieri, i presidenti di Regione hanno incontrato Napolitano, visto come garante della sopravvivenza degli enti da loro diretti. Napolitano, come rileva Lorenzo Dellai, «ha voluto ribadire per l’ennesima volta che le Regioni e le Province autonome hanno un ruolo fondamentale e che questo fatto non può essere messo in discussione per effetto di distorsioni o comportamenti riprovevoli verificatisi in alcune realtà del Paese». Per Napolitano il disegno di legge del governo è «una prima parziale risposta su cui spetterà al Parlamento pronunciarsi».

 

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